IL "CHI SONO":

Mette in crisi i migliori, figuratevi se non mette in crisi me?

Partiamo dalla fine.
Sono Daniela, Life coach, grafica e artigiana olistica

Bubamarathinkinred è il mio alter ego creativo. Tutti però mi chiamano Buba.  

Quando sono diventata libera professionista ho sentito il bisogno di una mano tesa per riuscire a esprimermi.

Il mio servizio di grafica è la mano tesa che io stessa avrei voluto.

Mi occupo di accompagnare i liberi professionisti in start-up che vogliono partire sui social e creare un'immagine coordinata che parli davvero della loro essenza.

Se vuoi raccontare i tuoi talenti, far uscire la tua unicità e il valore del tuo progetto,  useremo la grafica e il coaching per studiare la strategia che rispetti il tuo mondo.

Due chiacchiere su di me

Non amo molto le definizioni, ma tutte le formazioni che ho fatto sono stati i fili rossi della mia vita, grazie ai quali, ho compreso che tutto è in costante metamorfosi.

Il mio percorso ha strutturato la personalità creativa che sono adesso.

Sul mio cammino ho incontrato il coaching e ne ho fatto esperienza. La mia coach mi ha aiutata a comprendere che avevo dei talenti anche se non riuscivo a vederli. Ho scoperto che la grande meraviglia della trasformazione parte da noi, dalla nostra uscita dalle zone di comfort e dal molto lavoro che non si deve aver paura di fare.
Il
coaching, la grafica e l’artigianato sono gli strumenti che uso per comunicare e raccontare le storie delle persone che accompagno. 

Traduco in immagine e segno il tuo messaggio.

Come sono arrivata a tutto ciò lo racconterò in queste righe di presentazione.
Sono approdata nel metaverso di Instagram durante la pandemia, dopo una vita totalmente fuori dai social. 
In questi anni ho raggiunto alcuni traguardi: diploma da grafico pubblicitario, restauratrice , patentini da guida e accompagnatore turistico, insegnante di yogaUna passione sfrenata per l'arte e la Musicarterapia.

Questo, a grandi linee, è ciò che ho cercato di mettere insieme per arricchire il mio lavoro degli ultimi anni, nel quale mi sono scoperta in realtà una figura ibrida o multipotenziale. Nei 16 anni precedenti ad oggi mi sono occupata del settore didattico e laboratoriale: scuole, campus estivi esperienziali, famiglie, anziani, mostre d’arte e attività culturali che sono stati a lungo il mio pane.  Gestivo la comunicazione e la produzione di tutto ciò che era grafico e artistico, facendo così fruttare il mio lato creativo.  L'intento di sempre è stato creare dei contenuti personali per valorizzare me stessa e la mia professione, che ho sempre amato moltissimo.

Cosa è cambiato? Io.
Ho la partita IVA dal 2011, ma non sono mai stata una "libera"
Adesso sì, e con questa libertà ritrovata costruisco il mio percorso.


esperienze  

 come hanno inciso sulla me di adesso         

grafico pubblicitario

Gli anni delle superiori li rifarei domani. Nella mia scuola giravano vecchi punk consumati con creste altissime, darkettoni e personaggi improbabili, ma soprattutto ho avuto insegnanti illuminanti. Sono una "ragazza" del 1980,  quindi l'approccio alla grafica era molto diverso rispetto ad oggi e io sono felice di aver partecipato a questo passaggio.  Font, caratteri, visual, brand, logo, marchio, ecoline, matite, tria, facevamo tutto a mano!  Oggi fare una "scritta" è una cosa semplicissima, una volta la si disegnava a mano, c'erano libroni di caratteri da copiare a suon di matita, compasso, china e tiralinee. Se ti sembra stia parlando del Giurassico, non è così. Si è solo evoluto tutto velocemente e io ho appreso l'importanza dei dettagli, dell'attenzione verso le piccole cose, del fare un progetto pensando, riflettendo e riguardandolo più volte. Sono stati anni creativi, in cui ho imparato a progettare ispirandomi ai grandi, imparando dalla pubblicità, dall'editoria, dalla fotografia e dall'arte. Poi nel 1998, "boom", Steve Jobs scopre il genio Jony Ive e gli fa progettare un nuovo Mac, quindi entro nel mondo del vettoriale con uno dei Mac più belli di sempre. L'iMac G3 quello tutto colorato e in plastica (stupendo). Ovviamente lo userò solo a scuola, perché costava un botto. Qui nasce anche la mia passione per l'arte che sarà "il filo rosso" che unirà tutte le mie scelte.



restauro

Inizia il mio desiderio di ricerca. Divento
una "pellegrina" in cerca di risposte. L'arte mi appassiona, mi guida e voglio conoscerne tutte le sue parti. Soprattutto la materia, toccando con mano ciò che arriva dal passato. Imparo l'antica arte di poter valorizzare qualcosa che si perde nella notte dei tempi e che può essere riportato alla luce, "restaurato", sistemato. Imparare il valore delle "cose" che sono la nostra storia, è il filo rosso che continua. Lavoro per 4 anni in uno studio di restauro a Torino, dove ho la possibilità di restaurare i soffitti delle Galleria Beaumont, metto le mani su tavole del Defendente Ferrari, restauro cartonnage del Museo Egizio...
Imparo molte cose, soprattutto che la fragilità (degli oggetti che arrivano dal passato e che vanno preservati) è un punto di forza.



guida turistica

È una dicitura che apre una parentesi in cui inizia un capitolone enorme della mia vita. In breve. Un giorno finisco lezione all'Uni e vado in biblioteca a studiare. Sempre la stessa. Secondo piano, Palazzo Nuovo, da lì si vede la Mole, che sembra ritagliata sullo sfondo. Attaccato alla porta trovo un volantino: "Cercasi animatori per viaggi scolastici". Parte un periodo lungo 16 anni. Comincio a viaggiare con bambin*, ragazz* di scuole di ogni ordine e grado. Parliamo d'arte e la sperimentiamo attraverso i laboratori che scriverò per anni. Mi insegnano la cosa più preziosa: l'arte è di tutti, tutti possono fruirne, basta usare un linguaggio che cambia in base all'interlocutore che hai di fronte. Questo vuol dire ascoltare e "sentire le persone" che hai davanti. Uscendo dal compiacimento, che porta una bella esposizione forbita (quando non necessaria), ed entrando in una forma mentis diversa.  Ho compreso che "educare" vuol dire "edurre", condurre fuori ciò che gli esseri umani hanno dentro. In questi anni imparo tutto: un lavoro, a insegnare un lavoro, a progettare, a lavorare in gruppo, ma in particolare la bellezza di "alcuni" esseri umani. Colleziono patentini, ho l'opportunità di fare la guida e stare accanto a dei capolavori meravigliosi. Una delle emozioni più belle che ho provato, impressa nella mia memoria: "stanza buia, mostra chiusa, io mi aggiro e respiro.  Boom, capisco la lezione sulla luce di Caravaggio di fronte all'opera "Ragazzo morso da un ramarro". Non aveva bisogno di nulla, era illuminato di luce propria. Una lezione di vita, perché i tagli di luce artificiale, quasi divina, sono un'espediente narrativo per farci percepire sempre l'essere umano che emerge  (o riemerge) dal buio.



musicarterapia

Incontro questa disciplina per caso, me ne parla un'amica. Ero in un momento di riflessione perché bazzicavo in ambito educativo da tempo. Avevo bisogno di un cambio di prospettiva, di "vedere" un altro punto di vista. Così incontro la Musicarterapia nella globalità dei linguaggi  e scopro una disciplina affascinante. Parte dal presupposto che l’essere umano è creativo nel DNA perché plasma la propria esistenza quindi è un artista. La disciplina crea un collegamento fra le espressioni: grafica, cromatica, corporea, plastica, musicale e linguistica parte fondamentale del progetto educativo-terapeutico. Partendo da un'impostazione psicopedagogica il percorso sviluppa  aspetti auto-educativi per esprimere la propria personalità, ed imparare a svilupparla negli altri. Questo percorso sarà solo l'inizio di una sperimentazione molto lunga, che continua ancora.




yoga

Scatta la Pandemia. Succede il “Pandemonio”. Io che sono un incrocio tra Mowgly e Bagheera, abituata a lavorare all'aria aperta immersa nelle langhe, mi ritrovo chiusa in 40 metri quadrati a Torino.
Per la prima volta esce fuori un istinto di sopravvivenza diverso dagli altri provati fino a quel momento. Quindi riprendo a fare yoga, ma soprattutto medito. Inizia un viaggio in solitaria.
Per la prima volta dopo tempo mi chiedo chi sono...
Studio, pratico, ascolto i movimenti della pratica, divento insegnante di yoga.
Continuo il mio viaggio.




coaching

Il sottotitolo è: “Sulla mia cattiva strada”, ma questo te lo spiegherò in un articolo del blog dedicato. 
Ovviamente una citazione del mio poeta del cuore F. De Andrè.
Per parlare del coaching e di cosa sia stato per me, inserisco uno stralcio della Tesi scritta per l’esame in “Accademia Orme di Luna” dove ho studiato per diventare Life Coach con specializzazione al femminile.

"La prima sensazione che il coaching mi ha trasmesso è stato il movimento.

Se prima di incontrarlo, muovevo i miei passi per comprendere la "mia" mente (attraverso la psicologia) una volta incontrato il coaching ho iniziato a percepire gli estremi utili a fare il primo passo, che mi avrebbe portato dal punto in cui mi trovavo ad un altro, per compiere un’azione.
Fino a quel momento,  era come se girassi intorno ad un punto senza capire cosa non stavo capendo.

Avevo perso il filo.

Il coaching è stato un viaggio per me, dentro di me e verso il mondo esterno.

Il coach non impone idee, pareri, opinioni, ma va a lavorare sull’edurre, sul tirare fuori quel potenziale umano fondato su un’innata sapienza del “corpo”.
Ciò che mi ha portato questo anno di studi è stato mettere in connessione i saperi acquisiti.

Questo ha fatto il coaching, cercare connessioni, accendere lanterne nei punti ciechi e bui dell’animo umano e provare a comprendere se tutto è davvero interconnesso come sento.

Questa interconnessione è lo strumento con il quale adesso porto avanti il mio lavoro.
Una cassetta degli attrezzi (come direbbe la mia coach) che prende il 5g (come direi io).




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